A Borgo Bainsizza il pollificio all’ombra dell’amianto

Fa ancora discutere il caso del pollaio a Borgo Bainsizza, a Latina, sequestrato dal 2014 ma non ancora bonificato correttamente in quanto le fibre di amianto, secondo il comitato “Amici del Borgo” sarebbero ancora disperse nell’aria.

Il processo per i reati ambientali contestati è iniziato a giugno scorso e vede come oggetto 8 capannoni in cemento con copertura di lastre in eternit, sette costruiti nel 1965 e l’ultimo edificato nel 1984.

Il totale dell’area da bonificare si estende per 12.500 metri quadri attorno alla quale coesistono circa 20 abitazione oltre al vicino borgo, con scuole, asili e chiesa. La lettera scritta dal comitato “Amici del Borgo” indirizzata al Comune di Latina ribadiva la seria preoccupazione in quanto: “situazione di pericolo per la sanità pubblica derivante dai manufatti in cemento e amianto presenti presso l’azienda in questione”.

Le attività di bonifica eternit finora eseguite, la pulizia delle lastre in amianto con idrogetto o il convogliamento delle acque piovane in canaline che portano l’acqua all’agricoltura, sono state analizzate e ritenute inadeguate.

L’ipotetica riapertura del pollificio, che all’epoca del sequestro produceva circa 120.000 uova al giorno, desta non poche preoccupazioni. Il portavoce del comune di Latina, Roberto Lessio, si opporrà con tutte le sue forze fino a che in strada rimarranno le lastre di eternit e non verrà eseguito un vero e proprio smaltimento eternit.

Il comitato – si legge nella missiva indirizzata al Comune – ricorda “che la normativa vigente impone la valutazione del rischio in presenza di manufatti in amianto, richiede che l’autorità preposta imponga al proprietario dei manufatti in esame l’esecuzione della valutazione del rischio dovuto alla presenza di amianto secondo corrette procedure ed effettuata da un ente terzo”.

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